Uscito alcune settimane fa su CMAJ (1) un articolo che analizza la correlazione tra utilizzo di prodotti per la pulizia antimicrobici e l’obesità infantile, valutando inoltre il microbioma intestinale.
Molti studi correlano la composizione del microbioma con il rischio di obesità (oltre a molte altre disfunzioni sia acute che croniche al livello gastrointestinali) e un recente studio uscito su Genome Biology (2) sembra correlarlo ad alcuni geni specifici .
Al di la dei meccanismi molecolari, empiricamente si è dimostrato da molto tempo la relazione, tant’è che sta diventando relativamente comune in molti paesi il “trapianto” fecale, proprio con l’ottica di modificare il microbioma (3).
L’aspetto estremamente interessante di questo articolo è che però si valuta una diretta correlazione sulla frequenza di utilizzo di prodotti per la pulizia della casa e la modifica del microbioma orale.
Chi ha o ha avuto recentemente un “pargolo” in giro per casa sa che ama “assaggiare” qualsiasi cosa, pertanto molte mamme, nonne, papà sono molto attenti alla pulizia della casa. Viene spesso consigliato di utilizzare veri e propri disinfettanti per la pulizia non solo dei prodotti utilizzati direttamente dal bambino (sia per mangiare che per vestire), ma anche per la pulizia della casa.
L’idea comune è che però la troppa pulizia possa far anche male, non aiutando il corretto sviluppo del sistema immunitario del bambino. Non era però noto – né per certi aspetti immediatamente immaginabile – che la troppa pulizia avesse effetti sull’equilibrio dei microrganismi che vivono all’interno dell’organismo e che un eventuale squilibrio possa avere effetti di lungo termine, persino portare all’obesità infantile.
Nello studio effettuato in Canada su circa 750 neonati viene analizzato sia il microbioma orale, sia quello fecale (quest’ultimo ripetuto in tempi diversi) e viene correlato a:
- tipologia di utilizzo di detergenti (disinfettanti o detergenti ecologici)
- frequenza di utilizzo degli stessi
Quel che si è osservato è un aumento di batteri della famiglia Lachnospiraceae nel microbiota dei neonati che vivano in case con utilizzo almeno settimanale di disinfettanti antibatterici e un contemporanea diminuzione dei generi Clostridium e Haemophilus.
Questo squilibrio è associato ad un aumento di indice di massa corporea e una maggiore frequenza di sviluppo di obesità a 3 anni.
Questo aspetto è statisticamente abbastanza rilevante e porta gli autori a proporre un ipotetico pathway (percorso) di correlazione tra uso di disinfettanti, quantità di Lachnospiraceae e indice di massa corporea osservata. Il che li porta a definire un ADE, un effetto diretto tra uso più o meno frequente di antimicrobici e rischio di obesità a tre anni.
E’ chiaro che le variabili che potrebbero intervenire nello studio sono molte, ad esempio nelle case in cui si fa molta attenzione all’utilizzo di detergenti ecologici è probabile che vi sia anche una alimentazione diversa, ci sia una diversa attenzione al fumo, etc ma molti di questi aspetti sono stati considerati cercando di uniformare la scelta dei due gruppi analizzati (disinfettanti vs. detergenti ecologici).
Una altra potenziale criticità si basa sul fatto che sono i genitori ad indicare la tipologia di detergenti e la frequenza di utilizzo degli stessi. Ammettendo che tutti siano stati il più possibile corretti con le informazioni fornite in molti casi non sono presenti indicazioni specifiche circa i prodotti chimici presenti all’interno dei detergenti (soprattutto nei prodotti “eco-friendly”).
Resta quindi il fatto che i dati sono abbastanza robusti e dovrebbero far ragionare circa l’utilizzo “indiscriminato” di prodotti per la pulizia: pulito è bene, ma il troppo stroppia.
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6141245/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28767316
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4749851/
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